Da qualche anno mi trovo continuamente immerso nell’atmosfera Nataliza quasi come se fosse una pausa dalla vita “normale”, un momento felice, di festa e di regali nel quale vale ogni pensiero e ogni decorazione.
A Natale il mondo smette di essere in pericolo e la fine delle risorse del pianeta è un ricordo lontano.
A Natale smettiamo di pensare alla siccità, all’inquinamento e a tutto quello che mesi precedenti era per noi motivo di stress tanto da doverci rifugiare.
La mia indole polemica e brontolona si fa però sentire anche (e sopratutto) in questo periodo.
La mia indole “sostenibile” (parola il cui uso ha perso ogni sifnificato ormai) mi porta a riflettere e analizzare la situazione.
Nella mia “lista nera” della sostenibilità trova ampio spazio tutto l’aspetto del consumismo natalizio se penso ai regali, ai corrieri, agli imballi, al nastro e a tutto quello che “serve” per il Natale perfetto.
Poi penso alle cene. Per tutto l’anno le evitiamo e schiviamo con la scusa della stanchezza, del lavoro, della palestra, della famiglia ma a Natale (o meglio nel mese di dicembre) non possiamo esimerci dalle cene aziendali, del gruppo di lavoro, del gruppo palestra o del circolo del golf degli scacchi e qualsiasi altra forma aggregativa ci faccia sentire meno soli perchè, come ci raccontiamo, “ne abbiamo davvero bisogno perchè vivivamo una vita troppo stressata”.
Le luminarie
Il problema energetico è sotto gli occhi di tutti. Ogni giorno riceviamo offerte per produrre energia pulita con pannelli, pompe di calore e mai una volta che ci sia una proposta per un generatore cinetico collegato ad una ciclette.
L’agenda 2030 ha trai suoi 17 punti anche la sostenibilità energetica. La stessa Ai in molti artioli apparsi in rete chiede disperatamente di soddisfare il tuo bisogno bulimico di energia senza che noi ne siamo davvero conspevoli.
Sorvolando sulla nostra poca concretezza e capacità di avere una visione d’insieme sul problema energetico (per es.” resto a casa a lavorare cosi non inquino” senza pensare che tram, aerei, treni viaggiano anche vuoti tutto il giorno) mi chiedo come sia possibile non notare la mole di lampadine accese in ogni città e come non sia possibile associarle ad un consomo energetico.
Austerità energetica
Ne sono consapevole: le luci di natale e i megafoni che passano canzoni di Natale in ogni città, fanno allegria.
Farebbero allegria se la situazione non fosse davvero grave, il problema energetico non è un trend, il problema della sostenibilità non è momentaneo.
Accettare che la popolazione del pianeta ha un serio problema di sopravvivenza ai prossimi decenni non è un’opzione accettabile a quanto pare e ci rifugiamo in confortevoli bolle di felicità come questa.
Dobbiamo accettare che alcune nostre pratiche sono tossiche e nocive per la nostra sopravvivenza.
Dobbiamo davvero comprendere che la CONSAPEVOLEZZA è la nuova
SOSTENIBILITA’
Abbiamo realmente bisogno delle luminarie per sentirci felici? Questa è la domanda che mi pongo da tempo insieme a molte altre.
Confesso che ho provato uno strano senso di rabbia quando ho visto che nel mio piccolo borgo venivano installate le luminarie e la stessa rabbia l’ho provata lo scorso anno sapendo che il comune di Anocona aveva speso quasi 200mila euro per gli addobbi.
INACCETTABILE è la parole che oggi trovo più adatta a descrivere la nostra condizione sociale e mentale.
Viviamo ogni giorno come se vedessimo lo stato delle cose, ma forse è il modo migliore di chiudere questo capitolo della nostra umanità: con spensieratezza come una grande festa.
Allora chiedo a tutti, ma proprio a tutti, di non infastidirmi più su come fare la differenziata, quale auto utilizzo, il cibo a KM0, i consumi energetici e dove butto le mie scorie nucleari.
Lasciamoci con questo pensiero Natalizio: andrà tutto bene finchè dura!
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